Negli ultimi anni la popolazione adulta fragile è cresciuta in modo significativo. L’invecchiamento demografico, l’aumento delle malattie croniche e l’impatto a lungo termine della pandemia hanno ampliato una fascia di persone che vive con condizioni di vulnerabilità sanitaria, ma che spesso non riceve una protezione vaccinale adeguata.
Secondo i dati ISTAT e ISS, oltre il 38% degli over 50 italiani presenta almeno una patologia cronica rilevante, e una persona su quattro convive con due o più malattie. Queste condizioni — cardiopatie, broncopatie, diabete, insufficienza renale, immunodepressione — aumentano il rischio di complicanze infettive e ricoveri evitabili. In questo contesto, la vaccinazione dell’adulto fragile diventa non solo una misura di salute individuale, ma anche una strategia di sanità pubblica.
Perché l’adulto fragile è una priorità
L’immunosenescenza riduce l’efficacia della risposta immunitaria e rende più severa la progressione di molte infezioni. Influenza, polmonite pneumococcica, herpes zoster, COVID-19 e RSV rappresentano per queste persone una causa importante di ospedalizzazione e perdita di autonomia.
Uno studio pubblicato su The Lancet Public Health (2024) stima che in Europa ogni anno si potrebbero evitare oltre 400.000 ricoveri e 50.000 decessi tra gli over 60 con un’adesione vaccinale piena ai vaccini raccomandati.
Il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale (PNPV 2023-2025) riconosce l’adulto fragile come gruppo prioritario trasversale, e invita le Regioni a sviluppare percorsi personalizzati basati su patologia, età e contesto assistenziale.
Le vaccinazioni raccomandate nel 2025
Nel 2025 le raccomandazioni ministeriali, recepite anche nel Calendario per la Vita, individuano un “pacchetto vaccinale” per l’adulto fragile, modulabile in base alla condizione clinica.
- Influenza: somministrazione annuale con vaccini ad alto dosaggio o adiuvati per over 65 e immunocompromessi.
- Pneumococco: combinazione di coniugato (PCV15 o PCV20) e polisaccaridico (PPSV23), a seconda della storia vaccinale, per adulti con patologie croniche respiratorie, cardiovascolari, epatiche e metaboliche.
- Herpes Zoster: raccomandato a partire dai 65 anni e nei soggetti immunocompromessi di ogni età, con nuova formulazione adiuvata a due dosi.
- COVID-19: vaccinazione stagionale autunnale per anziani e fragili, con vaccini adattati alle varianti circolanti.
- RSV: nuova indicazione 2025 per adulti con BPCO, asma grave, scompenso cardiaco o immunodepressione.
Queste indicazioni sono accompagnate da una raccomandazione trasversale: favorire la co-somministrazione di più vaccini nella stessa seduta per semplificare i percorsi.
Dalla raccomandazione all’adesione
La principale sfida resta la traduzione delle raccomandazioni in adesione reale. Le coperture vaccinali negli adulti fragili, secondo ISS e Ministero della Salute, restano inferiori al 40% per l’influenza e al 25% per lo pneumococco, con ampie differenze regionali.
Le ragioni di questo gap sono molteplici: scarsa consapevolezza del rischio, percezione che le vaccinazioni siano “solo per bambini”, frammentazione dei canali di offerta, carenza di richiami attivi da parte dei medici.
Un’indagine condotta dalla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG, 2024) ha mostrato che 7 medici su 10 ritengono ancora “complesso” il percorso operativo per vaccinare i fragili in studio, per carenze di logistica o accesso ai vaccini.
Verso un approccio personalizzato e integrato
Il futuro delle vaccinazioni dell’adulto fragile va nella direzione di un modello personalizzato, centrato sul paziente e integrato con la gestione delle cronicità.
Tre pilastri definiscono questo approccio:
- Integrazione assistenziale: il medico di medicina generale e lo specialista devono lavorare insieme per includere le vaccinazioni nei piani terapeutici, con protocolli condivisi tra medicina di base, ospedali e distretti.
- Offerta proattiva e digitale: implementare sistemi di recall automatico (sms, fascicolo sanitario elettronico, app regionali) che ricordino scadenze vaccinali e opportunità di co-somministrazione.
- Prossimità: ampliare la possibilità di vaccinazione nelle farmacie e nei centri di riabilitazione, oltre che a domicilio per pazienti non deambulanti.
Alcune Regioni, come Lombardia e Emilia-Romagna, hanno già avviato programmi sperimentali di “presa in carico vaccinale del cronico”, con ottimi risultati in termini di adesione e semplificazione dei percorsi.
Un nuovo modo di comunicare la prevenzione
Accanto alla logistica, serve un linguaggio nuovo. Parlare di vaccinazione dell’adulto fragile non significa “ricordare un obbligo”, ma offrire una possibilità concreta di mantenere autonomia, salute e qualità di vita.
Le campagne del 2025 dovranno usare messaggi empatici e centrati sulla persona: “proteggere se stessi per continuare a vivere pienamente”, più che “evitare la malattia”. Anche le testimonianze di pazienti e caregiver potranno essere strumenti efficaci per creare identificazione e fiducia. L’adulto fragile è il vero banco di prova della prevenzione moderna: una fascia crescente di popolazione che vive più a lungo, ma che ha bisogno di strumenti personalizzati per restare in salute. Vaccinare significa proteggere non solo il singolo individuo, ma anche l’intero sistema sanitario, evitando ricoveri e complicanze che oggi gravano per oltre 800 milioni di euro l’anno in costi diretti stimati. Il 2025 può essere l’anno in cui la vaccinazione dell’adulto fragile diventa finalmente parte integrante del percorso di cura, e non un’opzione residuale. Un passo necessario per un’Italia che invecchia, ma che vuole farlo in salute.
Bibliografia essenziale
- Ministero della Salute – Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025
- Calendario per la Vita 2025 (SItI, SIP, FIMP, FIMMG, SIMG)
- ISS – Vaccinazioni dell’adulto fragile: strategie e dati 2024
- OMS – Life-course vaccination for older adults, 2024
- SIMG – Survey sui percorsi vaccinali del paziente cronico, 2024
- Lancet Public Health – Vaccination and hospitalization reduction in older adults, 2024
